Cittadino ministro,
Quando la patria ha d'uopo di soccorso, ciascuno faccia quel che può. Il sottoscritto perdè un figlio per l'italiana indipendenza: ebbene, sia pace all'anima sua.
Oggi, tanto esso, quanto la di lui famiglia, ascoltano le grida dell'eroica Venezia e le destinano la piccola somma di lire fiorentine cinquanta, inviandole a voi, cittadino ministro, acciò, unite alle altre sovvenzioni, possano essere di qualche utile a quei valorosi italiani.
Con distinta stima si pregia di essereLivorno, 8 gennaio 1849.
Di voi, cittadino ministro dell'internoUmil. devot. servo
BARTOLOMMEO MENABUONI
Il ministro F. D. Guerrazzi rispondeva il giorno 10:
Cittadino,
Leggiamo nei libri santi, come il Signore, di tutte le offerte, gradisca principalmente l'obolo della vedova e dell'orfano; e la patria sopra ogni altra, in verità io ve lo assicuro, avrà accetta la vostra offerta, che io chiamerei volentieri il dono del dolore. Non temete, no, che la vostra moneta vada confusa con le altre; ella vince di splendore quella dell'oro, perchè sfolgorante di ardentissimo amore e di sacrificio cittadino.
Il cuore vostro di uomo forte vi ha consolato della morte del figlio; e poichè voi siete di coloro che si mostrano capaci di virili conforti, io vi dico che non si muore cadendo per la patria, ma si vive nella memoria degli uomini e nelle sedi più beate del cielo, dove si accolgono le anime elette. Credete, o, buon cittadino, a questa religione; imperciocchè, se tale fu la religione di Cicerone, di cui porge testimonianza nel sogno di Scipione e di Tacito, come si legge nella Vita d'Agricola, perchè non dovrebbe essere la nostra, dopochè con bene altri precetti e con divina certezza ce la rivelava Gesù Cristo, amico di ogni oppresso, nemico di tutto oppressore?
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