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      Laonde il dì 29, date le più acconcie disposizioni, disse la sera al capitano Bellandi, il quale avea preso il comando dei bersaglieri ed erasi presentato alla Canonica, dov'era l'alloggiamento del comandante: "ritornate alla compagnia, e procurate di star pronti e dormire come le lepri."
      Alla domane egli era lieto e animoso alla testa delle sue giovani ribollenti milizie; e spintosi primo innanzi al fervore della pugna, fuori del campo trincerato di Montanara fu gravissimamente ferito nell'ippocondrio sinistro, e non ostante fosse raccolto dal sergente Luigi Maccianti di Prato Vecchio, che in quel giorno medesimo cotanto si distinse, e da Bartolomeo Gaube, i quali lo menarono nel quartiere del colonnello Giovannetti, e fosse poscia collocato con altri feriti sopra un barroccio, pur ci cadde prigioniero al nemico. Nell'ospedale de' Cappuccini in Mantova, il dì 31 giugno spirò pietosamente fra la mesta compagnia de' prigionieri italiani, mandando l'ultimo sospiro all'Italia e al Dio degli oppressi(3).
     
      Alla gloriosa sventura non solo la Toscana, ma tutta Italia si commosse; e ai prodi che intrepidamente morirono si fecero dappertutto solenni esequie, e si decretarono onori di epigrafi e di monumenti.
      Il giorno tre di giugno 1848 in Santa Maria del Fiore(4), e a gramaglia, e a fiori e a trofei, si raccoglieva tutta Firenze per pregare pace alle anime dei generosi Toscani che il sangue avevano versato per l'indipendenza della patria.
      Ci piace riportare le epigrafi dettate in quella circostanza.


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





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