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      Sopraggiunto in quel mentre colà il generale Bes con rinforzi, i nostri caricarono i nemici alla baionetta, li snidarono dal campo, li inseguirono al di là del Cavaglione. I bersaglieri, tra i quali erano gli studenti dell'Università di Torino, e il 3.° e 4.° di linea, contarono due morti e quattordici feriti. Gli Austriaci lasciarono sessanta cadaveri sul campo.
      Se Radetzky avesse posseduto quel genio guerresco che i reazionari d'Europa tutta decantavano in lui, non avrebbe lasciato tempo a Carlo Alberto di apparecchiarsi alle difese. Appena superato il passaggio del Mincio, "che buoni ragazzi toscani, così egli chiamò ironicamente que' giovani immortali, durante sei ore a lui contrastarono" avrebbe marciato su Goito. Non fu che il giorno 30 che, alla testa di 25,000 uomini all'incirca, presentavasi ai nostri senza segnalare il suo arrivo nè per vedette, nè per corpi di riconoscenza. Accanita si accendeva la battaglia, la quale durava tutto il dì. Gli Austriaci, sebbene superiori di numero, furono alla fine sgominati, scompigliati, posti in piena rotta, ed inseguiti sino a Gazzoldo, ove vennero collocati i nostri avamposti. Erano le sette della sera, e la vittoria era dappertutto acclamata, quando a renderla più bella giungeva al Re un ufficiale portatore di una lettera del duca di Genova colla quale gli annunciava la resa di Peschiera. L'entusiasmo fu allora al colmo; e grida unanimi echeggiarono nell'immensa pianura di Goito di Viva il Re! viva il duca di Genova! Viva l'Italia!


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





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