L'interna gioia fece spuntare un leggero sorriso sulle labbra di Carlo Alberto, che, voltosi ai circostanti, diceva: "Ora, i Toscani sono vendicati!". Quindi percorse il disputato terreno, confortò di una visita i feriti, ch'erano in numero di duecentosessanta e tornò al suo quartier generale di Valeggio. Si distinsero per la difesa il generale Bava, che diresse la battaglia, e i suoi colleghi il duca di Savoia, l'attuale re d'Italia, il d'Arvillars e il d'Aix-Sommariva.
In sulla sera cominciò a piovigginare; nella notte e nel dì appresso l'acqua venne a torrenti. I Piemontesi, non avendo che Goito ove trovare adatto ricovero, poichè l'esercito austriaco campaggiava a poca distanza, non poterono prendere nessun riposo dalle fatiche durate.
Carlo Alberto invece di far tesoro dell'entusiasmo in cui erano le sue schiere, e tentare un atto ardito, piombando addosso alle tarde e scorate truppe austriache, entrava il primo dì del giugno in Peschiera, e co' soldati moveva alla cattedrale per ringraziare Iddio della riportata Vittoria; quindi umanamente andava a visitare nell'ospedale i malati e i feriti Croati, donandoli di conforti e di denaro. Percorse co' figli e co' suoi generali le opere e il paese danneggiati da una grandine di più di ottomila palle, bombe e granate; eranvi alcune case che fumavano ancora; i tetti delle caserme traforati; dodici pezzi smontati; se ne trovarono però 127 integri con una quantità grande di proietti, di polvere e di materiale d'ogni maniera.
Nel mattino del terzo dì, il sole tornava ad allegrare l'orizzonte; e comechè la ruinosa pioggia avesse sfondato il terreno e obbligasse a camminare sulla strada, il general Bava mosse da Goito per operare un'energica offensiva, forzando il centro nemico, contenendo la sua ala destra con buona e numerosa artiglieria ed opprimendo la sinistra colle migliori e più fresche schiere.
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