Si seppe dipoi come quivi fossero ricoverati meglio di cento feriti austriaci, grave impaccio in una celere fuga; ed è facile l'immaginare che quei contadini li celarono per tema di venir macellati allorchè un drappello di Mantova sarebbe tornato alle Grazie per trasportarli all'ospedale.
Frutto della mossa sino all'argine dell'Osone, da Curtatone a Montanara, fu la cattura di parecchi soldati stracchi e rilenti e di mille e cinquecento disertori italiani, che avevano approfittato della marcia precipitosa e notturna per isbandarsi. I prigionieri furono inviati in Piemonte e i disertori alle loro case. Dall'Osone Bava tornava indietro per riprendere le antiche posizioni.
Le milizie toscane, dopo la giornata del 29 maggio, venivano mandate a Brescia coll'intendimento di ordinarle. La magnanima città offerse loro le delizie di Capua. Le belle prove di coraggio e di ardire lodate a cielo; la squisita gentilezza dei modi ammirata; ogni cura fu per esse. Le donne specialmente, prese da un sentimento inesprimibile, che i casi d'Italia inspiravano, avvincolarono in siffatto modo gli ospiti da rendere impossibile il loro ordinamento. Le discussioni, l'indisciplina, le querele, i disordini furono giornalieri; e fu giuocoforza al De Laugier di rilasciare congedi, attestati, fogli di via ai militi dei battaglioni civili, pressochè tutti vogliosi di ritornare alle case loro. Così, nell'atto che i nostri nemici andavano ingrossandosi, le file dei difensori d'Italia venivano assottigliandosi di giorno in giorno.
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