Chi soffiava nel disordine erano gli uomini dell'antico regime, i nemici di libertà, i quali speravano in quello salvezza alla causa del dispotismo. Altra cagione di tumulti e di discordie fu la malaugurata fusione col Piemonte, la quale, suscitando forti discussioni in pro' e in contra, divideva gli animi, li disviava dall'unico scopo che ogni italiano avrebbe dovuto aver fisso dinanzi, la cacciata cioè dell'Austriaco al di là delle Alpi.
Non poca influenza pur s'ebbe in molti la famosa Enciclica pubblicata da Pio IX, con cui, grazie all'abborrimento che la Chiesa ha del sangue, egli abbracciava suoi figli gli eterni nemici della nostra nazionalità, malediva in certo modo le patrie battaglie, rifiutava ogni responsabilità, esponendo così i volontari non solo, ma i soldati stanziali delle provincie romane ad essere passati per le armi se fatti prigionieri dagli Austriaci.
IX.
Un nuovo rinforzo di 16,000 uomini, capitanato da Welden, partito dal Tirolo, correva in soccorso di Radetzky. Il non aver a dovere chiusi que' passi, dava il destro all'ostinato Maresciallo di trarre partito di un altro sistema di guerra da riallacciare conseguentemente al suo primo. Gli è perciò, che, nell'atto in cui l'esercito, piemontese si disponeva a sloggiare di Goito affine di muovere per Verona, il feld-maresciallo celava i suoi disegni al confidente avversario col lasciare poche truppe in Legnago; ed intanto, dirigendo una colonna per San Bonifacio, marciava col grosso delle sue forze per alla volta di Montagnana.
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