Lo stesso avvertimento dava a Treviso; ma, sia che il messo tardi giungesse, o il presidio, circondato dai nemici, non potesse ritirarsi, questa città si apparecchiò alla difesa.
Il generale Welden; alle prime sette ore del dì 14, annunciò il giungere de' suoi 10,000 soldati con una bomba che cadde nel fossato esterno. Altri proiettili e dannosi succedettero al primo. Le nostre artiglierie tuonarono alla lor volta; ma inutilmente; perchè le truppe e le batterie inimiche erano di molto distanti. Allora si pensò d'inviare una deputazione al campo per capitolare. In Treviso erano parecchi volontari siciliani giunti da Palermo in Livorno sin dal ventunesimo aprile. L'eletto drappello, composto quasi tutto di ufficiali del nascente esercito insulare, capitanato da Giuseppe La-Masa, l'iniziatore in Palermo della gloriosa giornata del dì 12 gennaio, era venuto in aiuto de' fratelli per convertire in opera efficace la universale effervescenza. Quei bollenti patrioti, uniti ai Lombardi, ch'erano a guardia della porta, respinsero i deputati del Municipio con minacce di morte. Essi intendevano cadere sepolti sotto le ruine della città piuttosto che cedere; e quando il comandante la piazza, per la sua responsabilità, dovesse transigere coll'inimico, ritirarsi con tutti gli onori di guerra sopra Venezia. Dopo due ore si rinnovava il tentativo, innalzando sulla torre la bandiera bianca; ma la si dovette ritrarre, perchè non voluta e bucherellata dalle palle dei malcontenti. Verso sera però, tanta era la confusione dei voleri, e lo scompiglio negli armati, tanto l'abbattimento dei cittadini sì arditi nel dire, sì incoerenti nel fare, che fu mestieri concedere le trattative col Welden, le quali vennero conchiuse sulle basi delle vicentine, salvo che il generale volle i cannoni come oggetti di austriaca spettanza.
| |
Treviso Welden Treviso Palermo Livorno Giuseppe La-Masa Palermo Lombardi Municipio Venezia Welden
|