Quegli atti di simpatia e di compassionevoli affetti; questi sensi di patria carità, volemmo accennarli per testimoniare quanta italianità si annidi nei forti petti de' montagnardi del Tirolo, dei quali non si seppe dedurre alcun pro' nella rivoluzione e ne' combattimenti di una guerra sì nobile e sì generosa.
In sullo scorcio del mese di giugno, l'esercito italiano in faccia al nemico, detrattone il forte numero dei malati di febbre, dei feriti, de' disertori nelle proprie case, dei buoni a nulla, poteva calcolarsi a 65,000 uomini con 120 pezzi d'artiglieria; e questi ridotti in tale disordine, per la nessuna polizia del campo e pel dannoso sistema di militare giustizia, sino a partire e a tornare a proprio talento, ad entrare e ad escire dagli ospedali senza il conveniente polizzino sanitario, o ad andarsene di propria mente in Brescia, ove quella popolazione così affettuosamente accoglievali sino a nudrirli, vestirli e pagarli come maestri di scherma e di evoluzioni alla guardia nazionale, o come operai in lavori orticoli e rurali.
Intanto i fogli pubblici strepitavano per la inazione del quartier generale. Una deputazione lombarda insisteva presso Carlo Alberto affinchè l'ordinanza marciasse innanzi, aggiungendo, che il partito della repubblica avrebbe prevaluto sul costituzionale monarchico, ove non si acquetassero le nazionali esigenze a furia di vittoriosi successi. Altri dicevano il Re traditore; torme di vili, d'inetti, di avversi alla causa i suoi ufficiali e soldati.
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