Due battaglioni di Pinerolo co' Toscani sotto gli ordini del generale Manno munirono il paese. Carlo Alberto ed il Bava avanzaronsi verso la valle di Staffalo con tre brigate, quelle delle Guardie e di Cuneo guidate dal duca di Savoia, l'altra di Piemonte dal duca di Genova. Il sistema decretato in consiglio era questo. Le truppe avrebbero dovuto impadronirsi di Vateggio, di Sommacampagna e di Custoza; quindi, con una conversione a sinistra verso il Mincio, gittarsi con impeto sulle schiere imperiali, cacciarle nel fiume, o al di là; e così, tagliata loro la via di Verona, sterminarla e costringerle ad arrendersi.
Nel dì 23 luglio era il calore eccessivo, insopportabile. I nostri, sfiniti dalla fame, dalla sete, dalla lunga marcia, non punto aiutati dalle popolazioni egoiste, istupidite e villane traevano dal proprio onore la forza di attaccare colla baionetta in resta il nemico eccedente di numero, in magnifiche posizioni e opponentesi a tutta possa. Dopo lungo ed ostinato combattere, le alture cadevano sull'imbrunire in potere dei nostri; i vinti si rincantucciarono dietro gli scoscendimenti dei colli; quindi, approfittando della notte oscurissima, si rivolsero ad Oliose ov'era il grosso dell'esercito. Lasciarono però sul terreno, oltre quattrocento e più tra feriti e morti, mille e ottocento prigionieri, tra cui quarantasei ufficiali e due bandiere. Fu azione stupenda la nostra in cui tutti si coprirono di gloria.
Ma anche in tale occasione il Bava peccò di lentezza e non colse l'eroico slancio de' valenti che comandava.
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