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      Due battaglioni di Cuneo, comandati dal duca di Savoia, composero il retroguardo.
      Miserando spettacolo offeriva il teatro ove i nostri avevano altra volta sì gagliardamente combattuto e vinto! Non un fil verde sui campi; gli alberi e i vigneti rotti e sguarniti di fronde; le baracche costruite dopo la vittoria del maggio, rovesciate e disperse; gli argini e le trincee presso il fiume, scomposte ed aperte; il primo corpo di ordinanza allor giunto, trepidante, sfinito. E per colmo di sciagura, il secondo corpo, disceso alle due del mattino da Volta, spingeva sempre più in peggio la causa italiana.
      La chiave della posizione era ormai sulle alture di Volta; conveniva impossessarsene di bel nuovo e tenervisi a qualunque costo. Alle sette s'ingaggiò il fuoco delle nostre artiglierie, cui risposero le inimiche; chè, il corpo capitanato dal generale d'Aspre, formante l'ala sinistra dell'esercito imperiale, aveva già preso quartiere nel paese e premunitolo da un probabile attacco. I nostri si slanciavano con baionetta spianata all'assalto, malgrado il grandinare di proietti. La porta era atterrata; le prime case cadevano in nostro potere; molte barriere, parecchi giardini, discacciatine i difensori, divenivano posti di offesa; lo eroismo di quegli arditi superava l'elogio, Buia e tempestosa la notte. Le audaci imprese schiarite dal lume degl'incendi. Il lagno degli agonizzanti confuso col grido animoso dei capi che conducevano i soldati all'arduo cimento. E in quel rombazzo di artiglierie e di moschetti, ogni ordine scambiato, rotto franteso.


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





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