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      Burrascoso era il tempo come la nostra fortuna; la pioggia cadeva a secchie; lo scoppio dei tuoni e delle artiglierie intronava l'aere per intervalli; e siccome temevasi che nelle prossime case gli Austriaci avrebbero potuto celarsi co' loro cannoni, e bombardare il paese, o che per esse venisse impedita la difesa de' bastioni, chiedevasi al Re la licenza di mandarle alle fiamme; ciò ch'ei rifiutava, rimettendone la sentenza al comitato di difesa. Siccome anche questo non volle sobbarcarsi ad una tanta responsabilità, ignote mani appiccavano il fuoco alle suburbane dimore, che ben presto elevarono su per l'aere fosco e piovigginoso una nube di fumo biancastro, dalla quale sprigionavansi le lingue di fiamme e la luce corrusca dell'incendio, che addoppiavano l'orrore della infelice giornata. Le scariche seminavano dall'una parte e dall'altra la morte, e molti erano i cadaveri illacrimati giacenti sul cruento terreno. In ogni canto si fabbricavano cartucce; i quartieri delle guardie nazionali ne erano provvisti a dovizia; le farmacie ridotte in officine di guerra per fornire cotone fulmineo; ogni casa, ogni stamperia, ogni bottega distribuiva piombo e palle ai combattenti in pro della patria. Carlo Cattaneo suggeriva a provvedimento l'asserragliare intorno alla città tutte le acque correnti per comporne una cerchia di fango e farne ostacolo materiale al libero giro delle artiglierie nemiche e confondere le molte linee di strade colle linee de' molteplici canali; con tale spediente si sarebbero separati i corpi che imprendessero il blocco, e distrutti in pochi dì per malattia gli assedianti.


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





Austriaci Cattaneo