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      La Principessa fingeva non intendere, faceva una spallata, e agucchiava, zitta e fiera.
      Il povero grande artista in erba le avea tanto parlato della gloria futura, e di tutte le altre belle cose che dovevano far corteo a madonna gloria, che ella non poteva accusarlo di essersi spacciato per un principe russo o per un barone siciliano. - Una volta ei volle regalarle un anellino, un semplice cerchietto d'oro che incastonava una mezza perla falsa - erano i primi del mese allora. - Ella si fece rossa e lo ringraziò tutta commossa - per la prima volta - gli strinse le mani forte forte, ma non volle accettare il regalo: avea forse indovinato quante privazioni dovesse costare il povero gingillo al Verdi dell'avvenire, e sì che aveva accettato assai più da quell'altro, senza tanti scrupoli, ed anche senza tanta gratitudine. Quindi, per fare onore al suo amante, si sobbarcò a gravi spese; prese a credenza una vesticciuola al Cordusio; comperò una mantellina da venti lire sul Corso di Porta Ticinese, e dei gingilli di vetro che si vendevano in Galleria Vecchia. L'altro le aveva ispirato il gusto e il bisogno di certe eleganze. Paolo non lo sapeva, lui; non sapeva nemmeno che si fosse indebitata, e le diceva: - Come sei bella così! - Ella godeva di sentirselo dire, era felice per la prima volta di non dover nulla della sua bellezza al suo amante.
      La domenica, quand'era bel tempo, andavano a spasso fuori la cinta daziaria, o lungo i bastioni, all'Isola Bella, o all'Isola Botta, in una di quelle isole di terraferma affogate nella polvere.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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