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      Approfittarono di un giorno in cui il babbo di lei era assente per fare una scappata, una scappata grossa che cosṭ cinquanta lire, e andarono a Como per tutto un giorno. Quando furono all'albergo, l'oste domanḍ se ripartivano col treno della sera; Paolo lungo il viaggio avea domandato alla Principessa come avrebbe fatto se fosse stata costretta a rimaner la notte fuori di casa; ella avea risposto ridendo: - Direi di aver passata la notte al magazzino per un lavoro urgente -. Ora il giovane guardava imbarazzato lei e l'oste, e non osava dir altro. Ella chiṇ il capo e rispose che partivano il domani; quando furono soli si fece di bracia - coś gli si lascị andare.
      Oh, i bei giorni in cui si passeggiava a braccetto sotto gli ippocastani fioriti senza nascondersi, senza vedere le belle vesti di seta che passavano nelle carrozze a quattro cavalli, e i bei cappelli nuovi dei giovanotti che caracollavano col sigaro in bocca! le domeniche in cui si andava a far baldoria con cinque lire! le belle sere in cui stavano un'ora sulla porta, prima di lasciarsi, scambiando venti parole in tutto, tenendosi per mano, mentre i viandanti passavano affrettati! Quando avevano cominciato non credevano che dovessero arrivare a volersi bene sul serio; - ora che ne avevano le prove sentivano altre inquietudini.
      Paolo non le avea mai parlato di quell'altro di cui avea indovinato l'esistenza fin dalla prima volta che Principessa si era lasciata mettere sotto il suo ombrello; l'avea indovinato a cento nonnulla, a cento particolari insignificanti, a certo modo di fare, al suono di certe parole.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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