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      La signora Matilde ascoltava in silenzio, cogli occhi fissi, intenti, luccicanti. Non disse - È vero! - ma chinò il capo. Il marito si strinse nelle spalle e si alzò per andarsene. Le ombre sorgevano da tutte le profondità delle rovine e del precipizio.
      - Se tutto ciò è vero, - ella disse con voce breve; - s'è accaduto così come ella dice, essi debbono essersi appoggiati qui, a questi avanzi di davanzale, a guardare il mare, come noi adesso... - ed ella vi posò la mano febbrile - qui -.
      Ei chinò lo sguardo sulla mano, poi guardò il mare, poi la mano di nuovo. Ella non si muoveva, non diceva motto, guardava lontano. - Andiamo, - disse a un tratto, - la leggenda è interessante, ma mio marito a quest'ora deve preferire la campana del desinare. Andiamo -.
      Il giovane le offrì il braccio, ed ella vi si appoggiò, rialzando i lembi del vestito, saltando leggermente fra i sassi e le rovine. Passando presso uno stipite sbocconcellato, osservò che c'erano ancora attaccati gli avanzi degli stucchi.
      - Se potessero raccontare anche questi! - disse ridendo.
      - Direbbero che allo stesso posto dove s'è posata la sua mano, ci si è aggrappata la mano convulsa della baronessa, la quale tendeva l'orecchio, ansiosa, verso quell'andito dove non si udiva più il rumore dei passi di lui, né una voce, né un gemito, ma risuonavano invece gli sproni sanguinosi del barone -.
      La signora si tirò indietro vivamente, come se avesse toccato del fuoco; poi vi posò di nuovo la mano, risoluta, nervosa, increspata; sembrava avida d'emozione; avea sulle labbra uno strano sorriso, le guance accese e gli occhi brillanti.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





Matilde