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      La prima volta che si svegliò nel letto dove avea dormito l'ultima notte la povera donna Violante, mentre Grazia, la cameriera della prima moglie del barone, le recava il cioccolatte e apriva le finestre, ancora mezzo addormentata, domandò svogliatamente:
      - E così, come va che gli spiriti non hanno ballato il trescone di benvenuto alla nuova castellana?
      - Non s'è sentito stanotte?... - rispose la povera Grazia, che anche a parlare ne avea una gran paura.
      - Sì, ho udito il russare di don Garzia; e ti so dire che russa come dieci guardie vallone.
      - Vuol dire che il cappellano ha benedetto la camera meglio delle altre volte.
      - Ah! sarà così, oppure che faccio paura al diavolo e agli spiriti.
      - O che sarà per domani.
      - Eh! hanno dunque il loro cerimoniale, messeri gli spiriti, come nostro signore il re? Racconta dunque!
      - Io non so nulla, madonna.
      - Chi sa dunque questa storia?
      - Mamma Lucia, Brigida, Maso il cuoco, Anselmo ed il Rosso, i due valletti di messere il barone, e messer Bruno, il capocaccia.
      - E cosa hanno visto costoro?
      - Nulla.
      - Nulla! Cosa hanno udito dunque?
      - Hanno udito ogni sorta di cose, che Dio ce ne liberi!
      - E da quando si sono udite di queste cose che Dio ce ne liberi?
      - Dacché è morta la povera donna Violante, la prima moglie di messere.
      - Qui?
      - Proprio qui, in questo lato del castello; ma dalla cima dei merli sino in fondo alle cucine, di cui le finestre danno sulla corte -.
      La baronessa si mise a ridere, e la sera narrò al marito quel che le era stato detto. Don Garzia, invece di riderne anch'esso, montò in una tal collera che mai la maggiore, e incominciò a bestemmiar Dio e i santi come donna Isabella non avea visto né udito fare dagli staffieri più staffieri che fossero a casa de' suoi fratelli, e a minacciare che se avesse saputo chi si permetteva di spargere cotali fandonie, l'avrebbe fatto saltare dal più alto rivellino del castello.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
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