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      Il giorno era tiepido e bello, e il sole festante che entrava dall'altra finestra sembrava rallegrasse la tetra camera; ma donna Isabella non se ne avvedeva, sembrava meditabonda, e voltandosi a un tratto verso la Grazia:
      - Mostrami dov'è caduta donna Violante - le disse.
      - Colà in quel punto dove il muro è rotto e cominciava la scala per la guardiola della sentinella, quando vi si metteva una sentinella.
      - E perché non ci si mette più adesso? - domandò la baronessa con un singolare interesse.
      - Bisognerebbe aver le ali per arrampicarsi lassù; adesso che la scala è rovinata il più ardito manovale non metterebbe i piedi su quel che rimane degli scalini.
      - Ah, è vero!... -
      E rimase contemplando lungamente la torricciuola, la quale isolata com'era sembrava attaccarsi, paurosa dell'abisso che spalancavasi al di sotto, alla cortina massiccia, e gli avanzi della scalinata, cadenti, smantellati, senza parapetto, sospesi in aria a quattrocento piedi dal precipizio sembravano un addentellato per qualche costruzione fantastica.
      - Infatti, - mormorò come parlando fra di sé, - sarebbe impossibile; c'è da averne il capogiro soltanto a guardare -.
      Si tirò indietro bruscamente, e chiuse la finestra.
      Grazia, vedendo la sua beffarda padrona così accigliata, e accorgendosi che la sua storia avea fatto tale inattesa impressione su di lei, sentiva una tale paura come se avesse dovuto passare la notte nella camera di Brigida.
      - Ahimè! madonna, io ho detto tutto per obbedirvi e senza pensare che ci va della mia vita se lo risapesse il barone.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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