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      - Messer demonio.
      - Ah! era dunque un gran peccatore cotesto messer Corrado!
      - No, madonna, era il giovane più bello e gentile che sia stato al castello -.
      La baronessa si mise a ridere.
      - Eh! mia povera Grazia, quelli sono i peccatori che messer demonio suol rapire a cotesta maniera!... - E poi, rifacendosi pensosa, volse un lungo e profondo sguardo su quel letto dove il gemito pauroso l'avea fatta sussultare la notte.
      - Quando si odono questi gemiti dell'altro mondo? - domandò.
      - In quelle notti in cui il fantasma non si fa vedere.
      - È strano! E dove?
      - Qui, madonna, in quest'alcova e nell'andito che c'è accanto, nel corridoio che passa vicino a questa camera, e nello spogliatolo che è dietro l'alcova.
      - Insomma qui vicino? -
      Per tutta risposta Grazia si fece il segno della croce.
      La baronessa strinse le labbra tutt'a un tratto.
      - Va bene, - le disse bruscamente. - Ora vattene. Non temere. Non dirò nulla di quel che mi hai detto -.
     
     
      III.
     
      Donna Isabella passò la giornata ad esaminare minutamente tutte le stanze, anditi, e corridoi vicini alla sua camera, e don Garzia le chiese inutilmente il motivo della sua preoccupazione. La notte dormì poco e agitata, ma non udì nulla; soltanto il vento che s'era levato verso l'alba faceva sbattere una delle finestre che davano sul ballatoio.
      L'indomani la baronessa era ancora in letto, quando da dietro il cortinaggio udì il seguente dialogo fra suo marito e il Rosso che l'aiutava a calzare i grossi stivaloni:
      - Dimmi un po', mariuolo, cos'è stato tutto questo baccano che hanno fatto le mie finestre stanotte?


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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