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      Scorsero due o tre minuti terribili, in cui non si udì più nulla; egli rimase in mezzo a quel buio, vicino a quella cosa che la sua spada aveva toccato. Pel castello si udì un gran tramestìo, si vide correre la gente, e sulle pareti cominciarono a riflettersi le fiaccole dei valletti. Don Garzia si slanciò sull'uscio gridando:
      - Non entri nessuno all'infuori del Bruno, se v'è cara la vita! -
      Tutti s'erano fermati attoniti vedendo il barone così pallido, coll'occhio stralunato e la spada in pugno, ancora macchiata di sangue. Bruno entrò, e vide uno spettacolo orribile.
      Vicino alla parete giaceva il cadavere di donna Violante, vestita del suo accappatoio bianco, com'era fuggita dal letto del marito la notte in cui s'era creduto che si fosse buttata in mare. Il viso avea pallido come cera e dimagrato enormemente, i capelli arruffati ed incolti, gli occhi spalancati, lucidi, fissi, spaventosi. La ferita era stata mortale e non sanguinava quasi, solo alcune gocce di sangue l'erano uscite dalla bocca e le rigavano il mento.
      - Avevi ragione Bruno! - disse il barone con voce sorda. - Non volevo crederci ai fantasmi; le credevo sciocchezze di femminucce; ma adesso ci credo anch'io. Bisogna buttare in mare questa forma della mia povera moglie che ha preso lo spirito maligno... e senza che nessuno al castello e fuori ne sappia nulla, ché sarebbero capaci d'inventarci su non so quale storia assurda... -
      Bruno capiva e non ebbe bisogno d'altre spiegazioni; però il suo signore non dimenticò di aggiungere sottovoce:


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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