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      Quella moglie delicata, linfatica, colle mani bianche, che gli parlava a voce bassa, che arrossiva alle sue canzonette allegre ed alle sue esclamazioni gioviali, che scappava spaventata allorché il sire era in buon umore, che non gli sapeva condire i suoi intingoli prediletti, e che non era stata buona nemmeno a dargli un successore, gli faceva l'effetto d'un ninnolo di lusso, da tenersi sotto chiave come i diamanti di famiglia; perciò, lungi di smettere le sue abitudini di lanzichenecco, ci s'era lasciato andare allegramente, senza prendersi nemmeno la pena di nasconderlo alla moglie, la quale era così timida, e tremava talmente, allorché ei si metteva in collera alla menoma osservazione, da sembrargli stupida. Cacciava, beveva, correva pei tetti e scavalcava le siepi, e quando ritornava ubbriaco, o di cattivo umore, guai alle mosche che si permettevano di ronzare!
      Un'ultima scappata di don Garzia però avea fatto tale scandalo, che andò a colpire nel vivo quella vittima rassegnata. La fierezza di patrizia, l'amor proprio di donna, la gelosia di moglie, si ribellarono alfine in donna Violante, e le diedero per la prima volta un'energia fittizia.
      - Mio signore, - dissegli con voce tremante, ma senza chinare gli occhi dinanzi al brusco cipiglio del marito, - rimandatemi al convento dal quale m'avete tolta, poiché sono tanto scaduta dalla vostra stima!
      - Che vuol dir ciò? - borbottò don Garzia, - e chi vi ha detto di esser scaduta?
      - Come va dunque, che vi rispettiate così poco voi stesso, da scendere sino alla Mena?


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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