Ad un tratto arrossì, come sorpresa della sua distrazione, e per dir qualche cosa domandò sbadatamente:
- Che ora è Corrado?
- Son le due di notte, madonna.
- Ah! -
Le sue ciglia si corrugarono di nuovo, chinò gli occhi un istante, e con un suono d'amarezza indicibile:
- Tarda molto stasera il barone!...
- Non temete, madonna; la campagna è sicura, la sera è bella, e la luna non ha una nube.
- È vero! - diss'ella con uno strano sorriso. - È proprio una sera da amanti!... -
E seguitò a fissare il giovinetto col suo sguardo da padrona, senza pensare a lui che ne era colpito.
Lasciò la finestra e andò a sedere sulla seggiola stemmata, ai piedi della quale si teneva il paggio; non più melanconica, né meditabonda, ma inquieta, agitata, e nervosa.
- Conosci la Mena? - domandò ad un tratto bruscamente.
- La mugnaia del Capo dei Molini?
- Sì, la mugnaia del Capo dei Molini! - ripeté con un singolare sorriso.
- La conosco, madonna.
- E anch'io! - esclamò con voce sorda. - Me l'ha fatta conoscere mio marito! -
Per l'altera castellana Corrado non era altro che un domestico, un giovanetto che portava il suo stemma ricamato sul giustacuore di velluto, e che era leggiadro, e avea la chioma bionda e inanellata per far onore alla casa. Ella dunque parlava come fra sé, colla sua eco, perché il suo cuore era troppo pieno, perché l'amarezza non s'era sfogata in lagrime, e gli fece una singolare domanda, con singolare accento e cogli occhi fissi al suolo:
- Perché non sei l'amante della Mena anche tu?
- Io, madonna?
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