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      Finalmente, mentre sollevava una tenda sotto la quale ella passava, fiera, calma e impenetrabile, le sussurrò sottovoce:
      - Se il mio sangue può giovarvi a qualcosa, prendetevelo, madonna! -
      Ella non si volse, non rispose, e passò oltre. Ei rimase come fulminato.
     
     
      X.
     
      La sera che non dovea più trovar Corrado nel castello si avvicinava rapidamente, ed egli non si rammentava nemmeno della terribile minaccia di quel signore che giammai non minacciava invano. Era pazzo di amore; avrebbe pagato colla testa un quarto d'ora di colloquio colla sua signora. Il barone prima di andare a dormire soleva fare tutte le sere la visita del castello. Corrado contava su quel momento per avere un'ultima spiegazione, o un ultimo addio dalla baronessa. Allorché tutto fu buio, s'insinuò non visto nel ballatoio, e venne a riuscire dietro la finestra di donna Violante.
      Don Garzia era seduto colle spalle alla finestra, e stava cenando. La moglie eragli di faccia, col mento sulla mano e gli occhi fissi, impietrati. Ad un tratto, fosse presentimento, fosse fluido misterioso, fosse qualche lieve rumore fatto dal giovane coll'appoggiare il viso ai vetri, ella trasalì, alzò il capo vivamente, e i suoi sguardi s'incontrarono con quelli del paggio a guisa di due correnti elettriche.
      - Cos'avete? - domandò il barone.
      - Nulla - diss'ella, bianca e impassibile come una statua.
      Il barone si voltò verso la finestra: - Che rumore e cotesto? -
      Donna Violante chiamò la cameriera; e le ordinò di chiudere bene; era fredda e rigida come una statua di marmo.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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