- Sarà il vento, - soggiunse, - o la finestra non è ben chiusa -.
Corrado ebbe appena il tempo di rannicchiarsi rasente al muro. Il barone di tanto in tanto volgeva alla sfuggita sulla moglie uno sguardo singolare, e, cosa più singolare, era sobrio! - Non bevete un sorso? - domandò versandole del vino.
Ella non osò rifiutare, alzò lentamente il bicchiere, e si udirono i suoi denti urtare due o tre volte contro il vetro.
Poi rimase pensierosa, ma con certa ansietà febbrile, gettando sguardi irrequieti qua e là.
- Bisogna che vi cerchi un altro paggio, ora che Corrado è partito - disse il barone figgendole gli occhi in viso.
Donna Violante non rispose, ma levò gli occhi anche lei, e si guardarono. Il barone bevve un altro bicchier di moscato, e si alzò per andare a far la ronda della sera.
Come fu sola la donna, si levò anch'essa, quasi spinta da una molla, e si diede a passeggiar per la camera, agitata e convulsa. Ogni volta che passava dinanzi alla finestra vi gettava un'occhiata scintillante. Ad un tratto vi andò risolutamente, e l'aperse.
Essi si trovarono faccia a faccia, e si guardarono in silenzio.
- Ma che fai qui? - domandò donna Violante con accento febbrile!
- Son venuto a morire - rispose il paggio con calma terribile.
- Ah! - esclamò ella con un sorriso amaro. - Lo sai che t'ho fatto scacciar io?
- Voi!
- Io!
- Perché m'avete fatto scacciare?
- Perché non ho potuto far scacciare me stessa, e perché non ho avuto il coraggio di uccidermi dopo di essermi vendicata.
- Che vi ho fatto?
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Corrado Violante Violante
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