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      - le chiese. - Che vieni a far qui?
      Ella non rispose, guardandolo fisso.
      - Vattene! - diss'egli, - vattene, finché t'aiuta Cristo!
      - Adesso non posso più tornare a casa, - rispose lei; - la strada è tutta piena di soldati.
      - Cosa m'importa? Vattene! -
      E la prese di mira colla carabina. Come essa non si moveva, Gramigna, sbalordito, le andò coi pugni addosso:
      - Dunque?... Sei pazza?... O sei qualche spia?
      - No, - diss'ella, - no!
      - Bene, va a prendermi un fiasco d'acqua, laggiù nel torrente, quand'è così -.
      Peppa andò senza dir nulla, e quando Gramigna udì le fucilate si mise a sghignazzare, e disse fra sé:
      - Queste erano per me -.
      Ma poco dopo vide ritornare la ragazza col fiasco in mano, lacera e insanguinata. Egli le si buttò addosso, assetato, e poich'ebbe bevuto da mancargli il fiato, le disse infine:
      - Vuoi venire con me?
      - Sì, - accennò ella col capo avidamente, - sì -.
      E lo seguì per valli e monti, affamata, seminuda, correndo spesso a cercargli un fiasco d'acqua o un tozzo di pane a rischio della vita. Se tornava colle mani vuote, in mezzo alle fucilate, il suo amante, divorato dalla fame e dalla sete, la batteva.
      Una notte c'era la luna, e si udivano latrare i cani, lontano, nella pianura. Gramigna balzò in piedi a un tratto, e le disse:
      - Tu resta qui, o t'ammazzo com'è vero Dio! -
      Lei addossata alla rupe, in fondo al burrone, lui invece a correre tra i fichidindia. Però gli altri, più furbi, gli venivano incontro giusto da quella parte.
      - Ferma! ferma! -
      E le schioppettate fioccarono.


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di Giovanni Verga
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