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      Certe cose non si sanno spiegare.
      Per nulla al mondo avrebbe voluto che anima viva si fosse accorta di quel che succedeva, e avrebbe voluto chiudere gli occhi a tutti gli altri come li chiudeva lei; ma francamente, c'era da perdere la pazienza.
      - Mia cara, io non mi raccapezzo più, - le diceva Erminia ridendo, tranquilla, come se non si trattasse di lei. - Cos'hai? Alle volte mi sembra che io debba averti fatto qualcosa di grosso a mia insaputa! -
      Oibò! quella povera Erminia come s'ingannava!... non le aveva fatto altro che la pena di vederla impaniarsi spensieratamente in quei pasticcio; anzi di lasciarvisi impaniare, perché quel Polidori sembrava impastarlo e rimpastarlo a suo grado con un'abilità diabolica. Doveva averne fatte molte di grosse quell'uomo, per aver acquistato quella maestria; era proprio un pessimo soggetto!
      - Cara Maria! - le disse Erminia un bel giorno, e con un bel bacione. - Mi sembra che quel Polidori ti trotti un po' più del dovere per la testa. Guardati! è un individuo pericoloso, per una bambina come te!
      - Io? - rispose ella stupefatta. - Io?... - e non sapeva trovare altre parole sotto quegli occhioni acuti di Erminia.
      - Tanto meglio! tanto meglio! M'hai fatto una gran paura! tanto meglio!
      - Per una bambina, - pensava Maria, - non mi usa molti riguardi, la mia Erminia! Certe cose cavano gli occhi! -
      La signora Rinaldi era spietata per i corteggiatori eleganti, per gli innamorati ad ora fissa, nella passeggiata del parco o nelle serate di musica, pei conquistatori in guanti di Svezia.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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