Come furono in vista dell'albergo, sentirono tutte e due a un tempo di dover assumere un contegno. - Lucia mi aveva detto ch'eri scesa in giardino, - disse Erminia, - e ciò mi ha fatto venire il desiderio di fare una passeggiata mattutina anch'io, col pretesto di venire in traccia di te.
- Grazie - rispose Maria semplicemente.
- Però comincia ad esser troppo tardi per passeggiare. Il sole è già caldo -.
Maria infatti aveva preso un colpo di sole che l'aveva abbacinata e stordita. Era rimasta come scossa e turbata in tutto il suo essere. Alle volte macchinalmente si stringeva le mani, come per riconoscersi, o per cercarvi qualche cosa, un'impronta del passato, e chiudeva gli occhi. Quando incontrava degli sguardi curiosi, e tutti le sembravano curiosi, oppure quelli della sua amica, avvampava in viso. Stava rincantucciata nel suo appartamento il più che poteva, e quindi molti credevano che fosse partita. La sola vista di Erminia le faceva corrugare la fronte, e dava un non so che di fosco a tutta la sua fisionomia. Però era abbastanza donna di mondo per sapere dissimulare sino a un certo punto i suoi sentimenti, quali essi fossero. Erminia, che non ne era illusa, provava un vero rammarico.
- Io son sempre la tua Erminia, sai! - le diceva ogni volta che poteva, scuotendole amorevolmente le mani. - Io son sempre la tua Erminia, quella di prima! quella di sempre! -
Maria sorrideva a fior di labbra, gentile e distratta.
- Hai torto, vedi! - ripeteva Erminia. - Ti inganni!... t'inganni, se credi che io non ti voglia più il bene di prima!
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