- Così non pagava più la pigione della casa - dicevano gli altri. Carmenio fece il suo fagotto, e andò pastore da curatolo Vito, che aveva un pezzetto di pascolo al Carmemi; e Lucia, per non stare insieme alla cognata, minacciava che sarebbe andata a servizio piuttosto.
- No! - diceva Santo. - Non si dirà che mia sorella abbia a far la serva agli altri. - Ei vorrebbe che la facessi alla Rossa! - brontolava Lucia.
La quistione grossa era per questa cognata che s'era ficcata nella parentela come un chiodo. - Cosa posso farci, adesso che ce l'ho? - sospirava Santo stringendosi nelle spalle. - E' bisognava dar retta alla buona anima di mio padre, quand'era tempo! -
La buon'anima glielo aveva predicato: - Lascia star la Nena, che non ha dote, né tetto, né terra -.
Ma la Nena gli era sempre alle costole, al Castelluccio, se zappava, se mieteva, a raccogliergli le spighe, o a levargli colle mani i sassi di sotto ai piedi; e quando si riposava, alla porta del casamento, colle spalle al muro, nell'ora che sui campi moriva il sole, e taceva ogni cosa:
- Compare Santo, se Dio vuole, quest'anno non le avrete perse le vostre fatiche!
- Compare Santo, se il raccolto vi va bene, dovete prendere la chiusa grande, quella del piano; che ci son state le pecore, e riposa da due anni.
- Compare Santo, quest'inverno, se avrò tempo, voglio farvi un par di calzeroni che vi terranno caldo -.
Santo aveva conosciuta la Nena quando lavorava al Castelluccio, una ragazza dai capelli rossi, ch'era figlia del camparo, e nessuno la voleva.
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