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      Aveva preso il braccio di lui mollemente, coll'abbandono dell'isolamento in cui erano, e s'era appoggiata al parapetto, guardando la striscia fosforescente che segnava il battello, e in cui l'elica spalancava abissi inesplorati, quasi cercasse di indovinare il mistero di altre esistenze ignorate. Dal lato opposto, verso le terre su cui Orione inchinavasi, altre esistenze sconosciute e quasi misteriose palpitavano e sentivano, chissà? povere gioie e poveri dolori, simili a quelli da lui narrati. - La donna ci pensava vagamente colle labbra strette, gli occhi fissi nel buio dell'orizzonte.
      Prima di separarsi stettero un altro po' sull'uscio della cabina, al chiarore vacillante della lampada che dondolava. Il cameriere, rifinito dalla fatica, dormiva accoccolato sulla scala, sognando forse la sua casetta di Genova. A poppa il lume della bussola rischiarava appena la figura membruta dell'uomo che era al timone, immobile, cogli occhi fissi sul quadrante, e la mente chissà dove. A prua si udiva sempre la mesta cantilena siciliana, che narrava a modo suo di gioie, di dolori, o di speranze umili, in mezzo al muggito uniforme del mare, e al va e vieni regolare e impassibile dello stantuffo.
      Sembrava che la donna non sapesse risolversi a lasciare la mano di lui. Infine alzò gli occhi e gli sorrise tristamente: - Domani! - sospirò.
      Egli chinò il capo senza rispondere.
      - Vi ricorderete sempre di questa ultima sera? -
      Egli non rispose. - Io sì! - aggiunse la donna.
      All'alba si rividero sul ponte.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





Orione Genova