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Infine venne il giorno della partenza. Femia almeno desiderava accompagnarlo alla stazione, se si poteva... - Perché no? - disse Balestra. - Ormai, quell'altra... me ne vado via! - Del resto se pure la vedeva, si capiva che erano butteri venuti dopo, come può capitare a tutti, ed egli non l'aveva presa con quella faccia. Discorrevano sotto la tettoia, aspettando il treno, Balestra guardando di qua e di là se spuntava la Giulia. - Ma si sa, a questo mondo!... Specie ora che la Giulia era certa di non vederlo più. - Inoltre si erano un po' guastati perché lei aspettava che Balestra le lasciasse un regaluccio. Femia ci pensava, e non osava dirgli che gli aveva comperato apposta un anellino colla pietra. Balestra intanto accennava che Anna Maria, dopo tanto tempo, chissà?... Femia domandava da che parte fosse il suo paese, e quando contava d'arrivare.
In questa sopraggiunse il treno, sbuffando. Balestra raccattò in fretta le sue robe, zaino, sacco, cappotto. - Doveva tenerli di conto pel debito di massa. - Intanto ella facendosi rossa gli aveva cacciato in mano l'anello messo nella carta. Egli non ebbe il tempo di domandare cosa fosse, né perché avesse gli occhi pieni di lagrime. - Partenza! partenza! - gridava il conduttore.
L'OSTERIA DEI “BUONI AMICI”
La prima volta che agguantarono Tonino in questura, un sabato grasso, fu per via di quelle donne di San Vittorello, che l'Orbo l'aveva strascinato a far baldoria coi denari della settimana. Per fortuna non gli trovarono addosso la grossa chiave colla quale aveva mezzo accoppato il Magnocchi, merciaio.
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