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      Lui e il suo avvocato giuravano che era a far tutt'altro, e ci si trovava per una sua occorrenza. Ma fu inutile: lo condannarono alla prigione. Nel carcere però correva voce che la Bionda s'era messa coll'Orbo, e aveva fatto la spia per levarsi Tonino di fra i piedi, e papparsi le tre lire della denuncia. Tonino non voleva crederci; eppure il babbo, la mamma, suo fratello Ambrogio, persino la Barberina, erano venuti a visitarlo in carcere, rinfacciandogli che glielo avevano predetto. - Ma tant'è, erano venuti! E lui piangeva e si sentiva alleggerire il cuore. - Ma la Bionda no!
      Dicevano che avevano visto l'Orbo coi panni di Tonino, una giacchetta a scacchi, che era ancora nel cassettone della Bionda, quando l'avevano arrestato.
     
     
      GELOSIA
     
      Il Bobbia disse fra di sé: - Voglio vedere se è vero, o no! - E si mise in agguato sul canto di San Damiano. Crescioni stava là di faccia: c'era il lume alla finestra. Verso le nove, come gli avevano detto, eccoti la Carlotta che passava il ponte, colle sottane in mano, e infilava la porta di Crescioni. Vi andava proprio in gala, quella sfacciata! Allora - sangue di Diana!... In quattro salti la raggiunse in cima al pianerottolo, ché lei volava su per le scale; e Crescioni se li vide capitar dentro in mazzo, Carlotta e il suo uomo, acciuffati pei capelli.
      Successe un terremoto! Lui a scansar le bòtte; il Bobbia, colla schiuma alla bocca, che aveva tirato fuori di tasca qualche accidente; la Carlotta poi strillava per tutti e tre. Crescioni, svelto, ti agguanta la coperta del letto, già bello e preparato, e te l'insacca sul Bobbia, che se no, guai!


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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