Perciò arrivava a leticare colla moglie se accarezzava la bambina quasi fosse cosa sua. Anche il sor Gostino con quell'aria di minchione... Insomma, non ce lo voleva più a bazzicare in casa sua! - Oh Dio, quel povero diavolo! - esclamava la Carlotta. Ma lui, testardo, non si muoveva di casa la domenica a far la guardia, se udiva la scopa per le scale, seduto accanto alla finestra, torvo, col naso nella sciarpa e le mani in tasca, senza dir nulla. Poi, ogni volta che tossiva, saettava delle occhiatacce sulla moglie, e se la bambina strillava, era una casa del diavolo.
- Non toccare mia figlia, o per la Madonna!... Lascia stare d'insegnarle le tue moine piuttosto! -
I dispiaceri gli minavano la salute, diceva. A poco a poco anche il principale si stancò, e Crescioni non si mosse più dal letto. Sua moglie, in quei quaranta giorni, impegnò sino le lenzuola. Egli brontolava che si era ridotto in quello stato per causa sua. All'ospedale però non voleva andarci, perché quando sarebbe stato via, chissà cosa succedeva!
Sino all'ultimo! Se ella usciva un momento a far qualche compera, se scendeva ad attinger l'acqua: - D'onde vieni così scalmanata? T'ho detto che mia figlia non devi condurla attorno! - La tosse lo soffocava sotto le coperte. Allorché lo portarono all'ospedale infine, accusò la moglie di averlo tradito - come Giuda fece a Cristo - per scialarla in libertà. - Non vedi come son ridotta? - si scolpava lei. - Non vedi che non ho più neppur latte per la bambina?
- Almeno verrai a trovarmi colla piccina!
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