Glielo aveva predicato: - Adesso quella poveraccia è come se fosse vedova -.
Appunto! Bobbia ci aveva diritto lui perché era l'amore antico! Il portinaio faceva come il cane dell'ortolano per invidia e per gelosia. Ma se adesso l'aveva lui, voleva averla anche il Bobbia, ch'era stato il primo. Si vedeva chiaro: il sor Gostino la teneva sempre in casa pel comodo suo. Il Bobbia dovette aspettarla dieci volte prima di vederla uscire un momento.
- Senti! Se non vieni con me oggi stesso, vi ammazzo tutti, te e il tuo amante -.
La poveretta s'era sentito un tuffo nel sangue al vederlo, e affrettava il passo, smorta come un cencio. Egli la raggiunse in via Ciossetto, furibondo, e l'afferrò pel braccio. - Per carità! Non mi fate male! Che amante! Ti giuro! Non ne ho! - Tanto meglio. Allora, se non ne hai, perché non vieni? -
E ci andò per la paura. Dopo il Bobbia, appena se ne accorse, montò in furia: - Tu vuoi sempre bene a tuo marito, dì! - Oh, quel poveretto!... - Allora hai per amante il sor Gostino! - No, non è il mio amante. - Ma gli vuoi bene, dì! - Ella tremava e supplicava: - Non son venuta qui? Non ho fatto quel che tu dicevi? Cosa vuoi ancora? -
Voleva... voleva... E prima voleva mandarla via di casa a calci, voleva! Poi col sor Gostino avrebbe fatto i conti a tu per tu, e non per gelosia della Carlotta veh... ormai era carne vecchia! Ma il sor Gostino era un ragazzo soltanto colle donne. Al primo pugno l`accecò mezzo, e se lo mise sotto, giusto nella corte, da pestarlo come l'uva.
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