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      La sora Bettina, di sopra, buttava acqua, porcherie e male parole, e il padrone, dietro, a strillare: - Ohè, Gostino! Gostino! -
      Carlotta fu licenziata su due piedi, e dovette sgomberare in otto giorni. La sora Bettina, il padrone lo stesso, sor Gostino, volevano un po' di pace alfine.
      Il Bobbia, col muso pesto, andava dicendo: - Non me ne importa di colei. Ma mosche sul naso non me le lascio posare! -
      La Carlotta finalmente andò a vedere cosa n`era di suo marito che non moriva mai. Lo trovò sempre nello stesso letto, cogli occhi spalancati, più sfatto, non si lamentava più, e stava immobile colla faccia color di terra. Quegli occhi di fantasma le si ficcavano addosso come chiodi; e pareva che la sua voce uscisse dalla sepoltura: - Dove sei stata tutto questo tempo? - Di', cosa hai fatto? -
     
     
      CAMERATI
     
      - Malerba? - Presente! - Qui ci manca un bottone, dov'è? - Io non so, caporale. - Consegnato! - Sempre così: il cappotto come un sacco, i guanti che gli davano noia, e non sapere più cosa farsi delle mani, la testa più dura di un sasso all'istruzione e in piazza d'armi. Selvatico poi! Di tutte le belle città dove si trovava di guarnigione, non andava a vedere né le strade, né i palazzi, né le fiere, nemmeno i baracconi o le giostre di legno. L'ora di sortita se la passava vagabondo per le vie fuori porta, colle braccia ciondoloni, o stava a guardare le donne che strappavano l'erba, accoccolate per terra in piazza Castello; oppure si piantava davanti il carrettino delle castagne, e senza spendere mai un soldo.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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