Pagina (469/993)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quando il reggimento sfilava fra le bande e i battimani, il Lucchese marciava baldanzoso come se la festa fosse stata fatta a lui, e Gallorini non la finiva più di salutare amici e conoscenti, col braccio sempre in aria, che voleva tornar morto o ufficiale, diceva.
      - Tu non ci vai contento alla guerra? - domandò a Malerba quando fecero i fasci d'armi alla stazione.
      Malerba si strinse nelle spalle, e seguitò a guardar la gente che vociava e gridava: - Evviva! -
      Il Lucchese vide pur la Gegia, curiosa, la quale stava a vedere da lontano, in mezzo alla folla, tenendosi alle costole un ragazzaccio in camiciotto che fumava la pipa. - Questo si chiama mettere le mani avanti! - borbottava il Lucchese, che non poteva allontanarsi dalle file, e a Gallorini domandava se la sua s'era arruolata nei granatieri, per non lasciarlo.
      Era come una festa dappertutto dove arrivavano. Bandiere, luminarie, e i contadini che correvano sull'argine della strada ferrata, a veder passare il treno zeppo di chepì e di fucili. Ma alle volte poi la sera, nell'ora in cui le trombe suonavano il silenzio, si sentivano prendere dalla melanconia della Gegia, degli amici, di tutte le cose lontane. Appena arrivava la posta al campo correvano in folla a stendere le mani. Malerba solo se ne stava in disparte grullo, come uno che non aspettava nulla. Egli faceva sempre il segno nell'almanacco, giorno per giorno. Poi stava a sentire la banda, da lontano, e pensava a chi sa cosa.
      Una sera finalmente successe un gran movimento nel campo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





Lucchese Gallorini Malerba Lucchese Gegia Lucchese Gallorini Gegia