Ad un tratto il dottore rizzò il capo.
- Chi è arrivato adesso? - domandò con vivacità strana.
- Il marchese Danei - rispose la contessa.
- La solita pozione per questa notte - continuò il medico, come se avesse dimenticato la sua domanda. - Osservare a che ora cadrà la febbre. Del resto nulla di nuovo. Bisogna dar tempo alla cura -.
Ma non lasciava il polso dell'inferma; fissando uno sguardo penetrante su la fanciulla che aveva chinato gli occhi. La madre aspettava ansiosa. Un istante gli occhi ardenti della figlia s'incontrarono con quelli di lei, e avvampò subitamente in viso.
- Per carità, dottore! per carità! - supplicava la contessa, accompagnando il medico sino all'anticamera, senza badare agli amici e ai parenti che aspettavano in un angolo del salone, chiacchierando sottovoce. - Come ha trovata oggi la Bice? Mi dica la verità!
- Nulla di nuovo - rispondeva lui. - La solita febbriciattola, il solito squilibrio nervoso... -
Ma quando furono in un salottino appartato, si piantò ritto dinanzi alla contessa, e disse bruscamente:
- La ragazza è innamorata di questo signor Danei -.
La contessa non rispose sillaba. Solo impallidì orribilmente, e per istinto si portò le mani al petto.
- Bisogna pensarci! - ribatté il medico con una certa rude franchezza. - Ora ne son certo. Il caso è grave.
- Lui! - fu la prima parola che scappò alla madre, senza sapere quel che si dicesse.
- Sì; il polso me l'ha detto. Lei non ha avuto alcun indizio? Non ha mai sospettato qualche cosa?
- Mai!... Bice è così timida.
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Danei Bice Danei
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