Pagina (505/993)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
     
      Ai parenti e agli amici che domandavano premurosi notizie dell'inferma, la contessa rispondeva come l'altre volte, ritta in mezzo al salone, senza poter dissimulare uno spasimo interno che di quando in quando le mozzava il respiro. Allorché tutti se ne furono andati, rimasero faccia a faccia, Danei e lei.
      Tante volte erano rimasti soli alcuni minuti, come allora, vicino a quel tavolo, a scambiare qualche parola di conforto e di speranza, o assorti in un silenzio che accomunava il loro pensiero e le loro anime nella stessa preoccupazione dolorosa; momenti tristi e cari, nei quali ella attingeva la forza e il coraggio di rientrare nell'atmosfera cupa e lugubre di quelle stanze d'inferma con un sorriso di incoraggiamento. Stettero alquanto senza aprir bocca, con la fronte sulla mano. La contessa aveva tale espressione in tutta la sua persona, che Roberto non sapeva cosa dirle. Finalmente le stese la destra. Ella ritirò la sua.
      - Sentite, Roberto... Ho da dirvi una cosa... una cosa da cui dipende tutta la sua vita -.
      Egli aspettava, serio, un po' inquieto.
      - Mia figlia vi ama! -
      Danei rimase sbalordito, guardando la contessa che si era nascosta il viso tra le mani e piangeva dirottamente.
      - Ella!... È impossibile!... Guardate bene!...
      - No! Me l'ha detto il medico. Ed ora ne son certa. Vi ama da morirne...
      - Vi giuro!... Vi giuro che...
      - Lo so. Vi credo. Non ho bisogno di cercare perché Bice vi ami, Roberto!... -
      E si abbandonò sul divano.
      Roberto era commosso anche lui. Tentò di pigliarle la mano un'altra volta.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





Danei Roberto Roberto Bice Roberto