- Poi le lunghe fantasticherie color di rosa, a quel medesimo posto, le gioie trepide e intense, le attese febbrili, nelle ore in cui Bice prendeva la sua lezione di musica o di disegno. Ora, allo squillare del campanello si rizzò con un tremito nervoso. Tornò a sedere, calma, con le mani in croce sulle ginocchia.
Il marchese si fermò esitante sull'uscio. Ella gli stese la mano che ardeva, evitando di guardarlo. Siccome Danei, non sapendo che pensare, chiedeva della Bice, rispose dopo un breve silenzio:
- La sua vita è nelle vostre mani.
- Per l'amor di Dio, Anna!.. Voi v'ingannate!... - esclamò egli - Bice s'inganna!... Non può essere! non può essere!... -
La contessa scosse il capo tristamente.
- No, non m'inganno! Me l'ha confessato ella stessa... il dottore dice che la sua guarigione dipende... da ciò!...
- Da che cosa?... -
Per tutta risposta ella gli fissò in volto gli occhi arsi di febbre. Allora, sotto quello sguardo, la prima parola di lui, impetuosa, quasi brusca, fu:
- Oh!... no!... -
Ella giunse le mani.
- No, Anna; pensateci bene... Non può essere!... Voi v'ingannate! - ripeteva Danei, agitato anche lui violentemente.
Le lagrime le soffocarono la voce in gola. Poi stese le mani a Danei, senza dir nulla, come nei bei tempi trascorsi. Soltanto quegli occhi che lo fissavano con un'espressione di preghiera e d'angoscia straziante erano diventati tutt'altri in ventiquattr'ore.
Roberto chinò il capo al pari di lei.
Entrambi erano due cuori onesti e leali, nel significato mondano della parola, nel senso di poter sempre affrontare a fronte aperta qualsiasi conseguenza di ogni loro azione.
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