La contessa si alzò, e gli diede la buona notte semplicemente, accusando un po' di stanchezza anche lei. Roberto era turbato parimente. In questa apparve Bice, come un fantasma, vestita del suo accappatoio bianco.
Madre e figlia si guardarono: e la prima rimase senza parola, quasi senza fiato. Roberto, il meno imbarazzato di tutti e tre, disse:
- Che hai, Bice?
- Nulla... Non potevo dormire... che ora è?
- Non è tardi. Tua madre voleva ritirarsi perché è stanca...
- Miei cari - disse questa con un mesto sorriso. - Alla mia età... Pensateci bene... -
E come Roberto, per abitudine, faceva un gesto... essa rialzò alquanto i capelli sulle tempie, per mostrare quelli di sotto, tutti bianchi.
- Oh, è un pezzo! - rispose all'atto di sorpresa di Bice.
Questa, con uno slancio affettuoso, le buttò le braccia al collo, e le cacciò la testa in seno, senza dir nulla. Però le mani della madre sentivano che tremava tutta.
Roberto era presso il camino, in silenzio, col capo un po' curvo, come gli pesasse qualche cosa sull'anima, e sentisse di essere di troppo fra quelle due donne, in tal momento. Quando i suoi occhi s'incontrarono con quelli di Anna arrossì; e fu quella l'unica volta che fra di loro divampasse un ricordo del passato!
- Ora son nonna! - osservò sorridendo la contessa, ritta di faccia allo specchio, e lisciandosi i capelli con le mani bianche. E rivolgendosi verso di loro, stese semplicemente le mani a tutti e due. Roberto gliele baciò, chinando profondamente il capo. Bice di tanto in tanto le stringeva la destra nervosamente; ed ella sentiva quella stretta penetrarle sino al cuore, come una fitta.
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