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      Allorquando fu sola nella sua stanza, si buttò ginocchioni davanti al crocifisso, col capo fra le braccia, e la luce della candela solitaria le baciò a lungo la nuca bianca e delicata.
      Passò due settimane in casa della figlia, dove si sentiva estranea, accanto a Bice, accanto a lui! Com'erano mutati! quando egli le dava il braccio per andare a tavola; quando Bice diceva, - Mamma! - senza guardarla, e arrossiva se parlava di suo marito! - Dimenticherete, siate tranquillo! - ella avea detto a Roberto. E per dimenticare era bastato!... Ahi! Ella chiudeva gli occhi rabbrividendo a quel pensiero. Qualche volta, all'improvviso, sentiva degli impeti di collera, quasi di gelosia pazza. Gli aveva tolto persino il cuore di sua figlia! Tutto gli aveva tolto quell'uomo!
      Una sera avvenne un gran trambusto nella casa; cocchieri e servitori spediti in furia; medici che arrivavano frettolosi, ed entravano difilato nella camera di Bice.
      Ad intervalli succedeva un gran silenzio. C'era una bugia sola che rischiarava il salone. Tutt'a un tratto si udì un grido: un grido straziante che risonò dentro di lei come uno schianto. E non poteva pregare nemmeno. La sua ragione se ne andava dietro quei passi che si udivano frettolosi, in anticamera, pel corridoio, per le scale.
      Più tardi, Roberto bussò discretamente all'uscio di lei, ella proferì: - Entrate! - con voce rauca.
      Era commosso e raggiante insieme. Non l'avea mai visto così. Volevano che venisse a vedere il neonato; che fosse la madrina; che so io... - No! - rispose, con la febbre negli occhi.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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