Il medico le teneva il polso con gli occhi fissi su di lei. Da lì a poco come un'ombra le passò sul viso.
Roberto sentì una mano che lo prendeva per il braccio, e lo conduceva via dolcemente.
LA BARBERINA DI MARCANTONIO
Anni sono, quando Barbara, orfanella, sposò Marcantonio, mugnaio, parve che chiappasse un terno a secco. Pazienza i 40 anni dello sposo, ma la prima moglie di lui gli aveva lasciato il mulino, e un orticello, che si affacciava dentro le finestre, un mese ogni anno, col verde delle piante, e altro ben di Dio. Marcantonio aveva sposata l'orfanella per fare una buona azione, dopo la morte della buon'anima, e scacciare la malinconia, che sembrava fissa in casa col rumore di quella ruota che girava sempre, notte e giorno, nel torrentello chiuso in mezzo a una forra scura, e non si udiva altro, in quella solitudine. Amici e parenti furono invitati alle nozze, si fece festa sul praticello davanti al mulino, e brindisi a tutto andare, alla sposa che era fina e bianca come la farina di prima qualità, al mugnaio ch'era ancora in gamba - costò cinquanta svanziche quell'allegria - ché allora nel Veneto correvano ancora le svanziche e gli Austriaci.
Solo il Moccia che aveva il vino cattivo badava a predicare: - Andate là che ve ne pentirete! -
In seguito venne la processione dei figliuoli, che non finivano più. Barberina allampanava a quel mestiere di far la chioccia, smunta e pallida, nella tristezza di quella buca senza verde e senza sole. Tuttavia non si smarriva d'animo, ed era il braccio destro del mulino, diceva suo marito.
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