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      Correva la voce che dalla mamma avesse preso il malsottile. Il fatto era che i figliuoli, quanti ne faceva, gli morivano presto, quasi mancasse l'aria in quel fosso. Il medico predicava che era umido e malsano. - Cosa potevano farci? Quella era la loro casa e ogni loro bene -. Poi in maggio i rami rinverdivano, e su per l'erta, di faccia alle finestre, spuntavano dei fiorellini gialli e rossi. La Barbara ci portava i bimbi in collo, a godersi il bel sole.
      Ma morivano egualmente. Ella sola non moriva, e continuava a far figliuoli, come un castigo di Dio, invecchiata e ischeletrita quasi fosse la morte che partoriva. Il dottore aveva un bel chiamarsi in disparte Marcantonio e dirgli il fatto suo. L'altro rispondeva, mordendosi le mani: - Cosa posso farci? Questa è la volontà di Dio! -
      Finalmente quando Dio volle, la Barbara finì col dare alla luce un'ultima bambina, come non avesse avuto più sangue nelle vene, e lo avesse dato tutto alla figliuola. Pareva che si fosse addormentata; e quella notte erano soli nel mulino, mentre il vento e la pioggia volevano portarselo via.
      La bimba crebbe fine e delicata, e la chiamarono Barberina come la madre.
      - Tutta lei, buon'anima! - esclamava Marcantonio. A sedici anni era già una donnina, magra e pallida al pari della mamma, ma brava massaia come lei. Al babbo che andava innanzi negli anni, gli metteva la vecchiaia nella bambagia. Il signore si vedeva che gliela aveva lasciata per supplire la buon'anima che era in paradiso, e con quel tesoro in casa Marcantonio non aveva bisogno di ammogliarsi la terza volta.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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