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      Però la Barberina della mamma aveva anche la vita corta. Al principio dell'inverno cominciò a tossire, e a sputar sangue di nascosto. Il medico, che li conosceva di madre in figlia, conchiuse: - Non ve l'avevo detto? Ha il male di sua madre -. E Marcantonio quel giorno pianse di nascosto anche lui.
      Nondimeno, siccome la malattia procedeva lentamente, a poco a poco si abituarono entrambi, e non ci pensavano più. Quando le tornava la febbre, alla ragazza, o tossiva più del solito, cercavano se aveva preso freddo, se si era bagnate le mani, o altri motivi simili, e non chiamavano neppure il medico.
      Nel finire della state, una sera che diluviava come in marzo, arrivò il Moccia, vecchio anche lui adesso, che passava di tanto in tanto dal mulino, quand'era da quelle parti. E raccontò che la campagna, al basso, era tutta allagata.
      La Barberina, che non lasciava il letto da qualche tempo e non dormiva più, esclamò:
      - Poveretti!
      - Voi altri - finì il Moccia - se continua a piovere e a crescere la piena del fiume, fareste bene ad andarvene anche voi -.
      Marcantonio, col cuore serrato per la figlia che non si poteva muovere, rispose che il fiume era lontano, e non c'era pericolo.
      Poi il Moccia se ne andò, ed egli lo accompagnò col lume.
      - Sapete - gli disse il Moccia. - La Barberina mi par che stia proprio male stasera.
      - O babbo - chiese la Barberina. - Che ha detto il Moccia?
      - Dice che la piena è grande; ma non ci badare. Tutt'al più, se il torrente ingrossa anch'esso, smonterò la ruota -.
      Sul tardi la ruota si fermò da sé; e Barberina, che aveva il sonno leggero dei malati, chiamò il babbo.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
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