Carlo, che era stato soldato, pretendeva conoscere le scorciatoje, e li aveva fatto prendere per una viottola che tagliava i prati a zig zag. Fu quella la rovina!
Potevano essere le sette, una bella sera d'autunno, coi campi ancora verdi che non ci era anima viva. Andavano cantando, allegri della scampagnata, tutti giovani e senza fastidi pel capo.
Se fossero loro mancati i soldi, pure il lavoro, o avessero avuto altri guai, forse sarebbe stato meglio. E il Pigna andava dicendo che avevano spesi bene i loro quattrini quella domenica.
Come accade, parlavano di donne, e dell'innamorata, ciascuno la sua. E lo stesso Ambrogio, che sembrava una gatta morta, raccontava per filo e per segno quel che succedeva con la Filippina, quando si trovavano ogni sera dietro il muro della fabbrica.
- Sta a vedere - borbottava infine, ché gli dolevano le scarpe. - Sta a vedere che Carlino ci fa sbagliare la strada! -
L'altro, invece, no. Il tramvai era là di certo, dietro quella fila d'olmi scapitozzati, che non si vedeva ancora per la nebbiolina della sera.
“L'è sott'il pont, l'è sott'il pont a fà la legnaaa...” Ambrogio dietro faceva il basso, zoppicando.
Dopo un po' raggiunsero una contadina, con un paniere infilato al braccio, che andava per la stessa via. - Sorte! - esclamò il Pigna. - Ora ci facciamo insegnar la strada -.
Altro! Era un bel tocco di ragazza, di quelle che fan venire la tentazione a incontrarle sole. - Sposa, è questa la strada per andare dove andiamo? - chiese il Pigna ridendo.
L'altra, ragazza onesta, chinò il capo, e affrettò il passo senza dargli retta.
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