Carlo si trovò preso in mezzo per tentare di dividerli. Ambrogio l'aveva afferrata per le gambe onde non azzoppisse qualcheduno. Infine il Pigna, pallido, ansante, se la cacciò sotto, con un ginocchio sul petto. E allora tutti e tre, l'uno dopo l'altro, al contatto di quelle carni calde, come fossero invasati a un tratto da una pazzia furiosa, ubbriachi di donna... Dio ce ne scampi e liberi!
Ella si rialzò come una bestia feroce, senza dire una parola, ricomponendo gli strappi del vestito e raccattando il paniere. Gli altri si guardavano fra di loro con un risolino strano. Com'ella si muoveva per andarsene, Carlo le si piantò in faccia col viso scuro: - Tu non dirai nulla! - No! non dirò nulla! - promise la ragazza con voce sorda. Il Pigna a quelle parole l'afferrò per la gonnella. Ella si mise a gridare.
- Aiuto!
- Taci!
- Ajuto, all'assassino!
- Sta zitta, ti dico! -
Carlino l'afferrò alla gola.
- Ah! vuoi rovinarci tutti, maledetta! - Ella non poteva più gridare, sotto quella stretta, ma li minacciava sempre con quegli occhi spalancati dove c'erano i carabinieri e la forca. Diventava livida, con la lingua tutta fuori, nera, enorme, una lingua che non poteva capire più nella sua bocca; e a quella vista persero la testa tutti e tre dalla paura. Carlo le stringeva la gola sempre più a misura che la donna rallentava le braccia, e si abbandonava, inerte, con la testa arrovesciata sui sassi, gli occhi che mostravano il bianco. Infine la lasciarono ad uno ad uno, lentamente, atterriti.
Ella rimaneva immobile stesa supina sul ciglione del sentiero, col viso in su e gli occhi spalancati e bianchi.
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Pigna Carlo Pigna
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