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      Alle Assise, nel gabbione, volevano mangiarsi con gli occhi l'un l'altro, che si davano del Giuda. Ma quando ripensavano poi al cellulare com'era stato il guaio, gli pareva d'impazzire, una cosa dopo l'altra, e come si può arrivare ad avere il sangue nelle mani cominciando dallo scherzare.
     
     
      LA CHIAVE D'ORO
     
      A Santa Margherita, nella casina del Canonico stavano recitando il Santo Rosario, dopo cena, quando all'improvviso si udì una schioppettata nella notte.
      Il canonico allibì, colla coroncina tuttora in mano, e le donne si fecero la croce, tendendo le orecchie, mentre i cani nel cortile abbaiavano furiosamente. Quasi subito rimbombò un'altra schioppettata di risposta nel vallone sotto la Rocca.
      - Gesù e Maria, che sarà mai? - esclamò la fantesca sull'uscio della cucina.
      - Zitti tutti! - esclamò il Canonico, pallido come il berretto da notte. - Lasciatemi sentire -.
      E si mise dietro l'imposta della finestra. I cani si erano chetati, e fuori si udiva il vento nel vallone. A un tratto riprese l'abbaiare più forte di prima, e in mezzo, a brevi intervalli, si udì bussare al portone con un sasso.
      - Non aprite, non aprite a nessuno! - gridava il Canonico, correndo a prendere la carabina al capezzale del letto, sotto il crocifisso. Le mani gli tremavano. Poi, in mezzo al baccano, si udì gridare dietro al portone: - Aprite, signor Canonico; son io, Surfareddu! - E come finalmente il fattore del pianterreno escì a chetare i cani e a tirare le spranghe del portone, entrò il camparo, Surfareddu, scuro in viso e con lo schioppo ancora caldo in mano.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
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