Nella casina di Santa Margherita non si chiuse più occhio quella notte, pel timore dei ladri e il pensiero di quell'uomo steso a terra lì nel frutteto. A giorno chiaro, quando cominciarono a vedersi dei viandanti sulla viottola dirimpetto, nella Rocca, il Canonico, armato sino ai denti e con tutti i contadini dietro, si arrischiò ad andare a vedere quel ch'era stato. Le donne strillavano:
- Non andate, vossignoria! -
Ma appena fuori del cortile si trovarono fra i piedi Luigino, che era sgattajolato fra la gente.
- Portate via questo ragazzo - gridò lo zio canonico. - No! voglio andare a vedere anche io! - strillava costui. E dopo, finché visse, gli rimase impresso in mente lo spettacolo che aveva avuto sotto gli occhi così piccolo.
Era nel frutteto, fatti pochi passi, sotto un vecchio ulivo malato, steso a terra, e col naso color fuligine dei moribondi. S'era trascinato carponi su di un mucchio di sacchi vuoti ed era rimasto lì tutta la notte. I suoi compagni nel fuggire s'erano portati via i sacchi pieni. Lì presso c'era un tratto di terra smossa colle unghie e tutta nera di sangue.
- Ah! signor canonico - biascicò il moribondo. - Per quattro ulive m'hanno ammazzato! -
Il canonico diede l'assoluzione. Poscia, verso mezzogiorno, arrivò il Giudice con la forza, e voleva prendersela col Canonico, e legarlo come un mascalzone. Per fortuna che c'erano tutti i contadini e il fattore con la famiglia testimoni. Nondimeno il Giudice si sfogò contro quel servo di Dio che era una specie di barone antico per le prepotenze, e teneva al suo servizio degli uomini come Surfareddu per campari, e faceva ammazzar la gente per quattro ulive.
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