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      Il giorno dopo arrivò la visita insolita di una lontana parente, mezza beghina, che il legno era andata a prendere; e dinanzi al suo vestito quasi umile, gli usci dorati si spalancarono premurosi. Ella andò ad assidersi al capezzale dell'inferma, con un'aria d'intimità quasi materna, chiedendole della salute, chiacchierando di mille cose con la voce pacata della donna che vive nella pace della chiesa. Parlò di se stessa, de' suoi piccoli guai di tutti i giorni, del solo conforto che si trova nella religione. Giusto cominciava allora la Quaresima, l'epoca della penitenza dopo i peccati del Carnevale. Alle volte le malattie sono avvertimenti che il Signore ci dà perché ci si rammenti di lui. Per questo i buoni cristiani antichi usavano far venire il Viatico appena fossero malati da più di otto giorni; non è giusto aspettare all'ultimo momento per riconciliarsi con Dio. Si era visto tante volte, con tanti malati gravi, che già il miglior rimedio è una buona confessione.
      - Quando? - chiese soltanto donna Vittoria, bianca come il merletto del suo guanciale.
      - Ma... più presto è, meglio è! Dio non si fa aspettare.
      - Va bene! - mormorò l'inferma.
      E non aggiunse altro; e seguitava a fissare il volto scialbo della vecchietta con gli occhi immobili, ardenti.
      Appena questa se ne fu andata, fece chiamare suo marito.
      Aveva un altro viso; un viso in cui ad un tratto fossero passati vent'anni di malattia e fosse discesa una calma di morte. La voce le si era fatta profonda e rauca, come qualcosa cominciasse a mancare in lei.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





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