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      - Sta' zitto, malannaggia! che gli fai la jettatura, a tuo padre! - esclamò lo zio Carmine, seccato dal piagnucolare che faceva Nanni, seduto sulle calcagna.
      Cadeva la sera, smorta, in un gran silenzio. Poi si udirono lontano le chiese di Francofonte, che scampanavano.
      - La bella vigilia di Natale che mi mandò Domeneddio! - balbettò compare Cosimo, colla lingua grossa dallo spasimo.
      - Sentite, amico mio, - disse infine lo zio Carmine, che sentiva l'umidità del Biviere penetrargli nelle ossa. - Qui non possiamo farvi nulla. Per muovervi di come siete adesso, ci vorrebbe un paio di buoi.
      - Che mi lasciate così, in mezzo alla strada? - si mise a lamentarsi compare Cosimo.
      - No, no, siamo cristiani, compare Cosimo. Bisogna aspettare lo zio Mommu per darci una mano. Intanto vi manderò un fascio di fieno, e anche la coperta della mula, se volete. Il fresco della sera è traditore, qui nel lago, amico mio. Tredici anni che compro medicine!
      - Ha la malaria nella testa il padrone, - disse poi Misciu, il ragazzo della stalla, tornando col fieno e la coperta. - Non fa altro che dormire, tutto il giorno -.
      Intanto sopra i monti spuntava la prima stella; poi un'altra, poi un'altra. Compare Cosimo, sudando freddo, col naso in aria, le contava ad una ad una, e tornava a lamentarsi:
      - Che non giunge mai compare Mommu? Che mi lasciate qui stanotte, cristiani?
      - Tornerà, tornerà, non dubitate, - rispondeva Misciu accoccolato su di un sasso, col mento nelle mani.
      - È andato a caccia pel Biviere. Alle volte passano mesi e settimane senza che lo veda anima viva.


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Tutte le novelle
di Giovanni Verga
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