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- Oh... che dite mai, vossignoria!...
- Sì, sì, una bella ragazza come siete... è naturale. Chi non si innamorerebbe, al vedere quegli occhi... e quel sorriso... e quel visetto furbo.
- Ma cosa gli salta in mente adesso?... -
E un giorno s'arrischiò anche a dirle, nel vano dell'uscio tutto illuminato dalla luna:
- Ah! foss'io quel tale!
- Lei, signor maestro!... Che dice mai! -
L'emozione lo prendeva alla gola, mentre la ragazza, per rispetto, non osava ritirare la mano che le aveva afferrata. E traboccarono frasi sconnesse: L'amore che eguaglia: la poesia ch'è profumo dell'anima: i tesori d'affetto che si cristallizzano nelle anime timide: la divina voluttà di cercare il pensiero e il volto dell'amata nel raggio della luna, a un'ora data. - La ragazza lo guardava quasi impaurita, con grand'occhi spalancati, e tutta bianca nel raggio della luna.
- Non dimenticherò mai quest'ora che mi avete concesso, Agata! Né questo nome! mai! Divisi, lontani... ma ricorderemo... entrambi...
- Mi lasci andare, mi lasci andare. Buona sera -.
L'inferma, appoggiata a un mucchio di guanciali, chiacchierava sottovoce col fratello, seduto accanto al letto, ancora col cappello in testa e la mazzettina fra le gambe. Pareva che avesse a dirgli una cosa importante, dai silenzi improvvisi che le soffocavano la parola in gola, dalle occhiate lunghe che posava su lui, dai rossori fugaci che passavano sul pallore del viso disfatto. Infine, chinando il capo, gli disse:
- Perché non ci pensi ad accasarti?
- No, no! - rispose lui, scrollando il capo.
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Agata
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