.. e un po' più di polpa, che diavolo! È vero che questa può venire... siete giovane!... -
Così dicendo l'esaminava dalla testa ai piedi, ogni volta che passavano sotto un lampione, col fare allegro e senza cerimonie di buon camerata. - E non bisogna fare tante smorfie, cara mia. Colle smorfie non si mangia. E non aver neppure dei grilli in capo. Io, come mi vedete, ho fatto i primi teatri del mondo; potete dimandare a chi volete di Arturo Gennaroni; eppure quando vennero ad offrirmi la scrittura pel Concerto del Caffè Nazionale non mi feci tirar le orecchi. Si piglia quel che capita. Oggi qui, domani là. Come? ci siamo di già? Avrei fatto altri due passi, per avere il piacere di stare con voi ancora. Il tempo passa presto. Che bella serata, in così buona compagnia eh? Un freddo secco che fa bene allo stomaco. È quello il vostro albergo? Hum! hum! Quasi quasi v'offrivo ospitalità in casa mia! -
E com'essa si stringeva all'uscio: - Eh, non abbiate paura! Che non voglio mica mangiarvi per forza. Non volete? Buona notte! -
Il maestro le aveva procurato due o tre indirizzi d'agenti teatrali ai quali l'aveva raccomandata. La presentò ad un impresario che montava un'operetta. Tutti rispondevano: - Pel momento non c'è nulla -. L'impresario soggiunge: - Bisogna vedere se vi è rimasta qualche altra cosa di bello, figliuola mia, perché la voce se n'è andata. Be', be', se avete di questi scrupoli non ne parliamo più! -
Ella tornava indietro così avvilita che il maestro si fece animo per dirle: - Sentite.
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Arturo Gennaroni Concerto Caffè Nazionale
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