Pagina (628/993)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Nell'uscire barcollava perché non aveva preso altro tutto il giorno, quasi il chiasso le avesse dato alla testa. - Che avete? - chiese Gennaroni. - Eh, la birra! Non ci sarete avvezza! - Essa invece pensava a quella disgraziata che l'avevano mandata via coi questurini. - Non temete, no; che il pane non gli manca a quella lì... e il letto neppure! - conchiuse il baritono. Tirava vento, e cominciavano a cadere i primi goccioloni della pioggia. - Sentite, cara Assunta. Adesso dovreste fare una bella cosa: venirvene a casa mia a scacciare insieme la malinconia! Avete visto come fanno gli altri? Ciascuno colla sua ciascuna! Ci avete il vostro ciascuno voi? -
      Ella non rispondeva, colla testa sconvolta, il cuore stretto da un'angoscia vaga, un senso di sconcerto nello stomaco, davanti agli occhi una visione confusa dell'albergatrice arcigna che voleva esser pagata, dell'impiegato postale che le rispondeva - nulla! -, dei visi sconosciuti in mezzo ai quali andava e veniva tutto il giorno, della donna enorme che si era portato il maestro sotto il braccio - intirizzita dalla tramontana, coi ginocchi che le si piegavano sotto. L'altro seguitava a stordirla chiacchierando, soffiandole sul viso le sue parole calde e il fumo del sigaro, stringendole forte il braccio sotto la pelliccia. Allo svoltare di un'altra via essa alzava gli occhi, e si guardava intorno, balbettando: - Dove andiamo? Dove andiamo? - come fuori di sé. Gennaroni le diceva adesso delle parole dolci e sonore che la stordivano: - vieni meco!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Tutte le novelle
di Giovanni Verga
pagine 993

   





Gennaroni Assunta